Confsal su dissesto Catania
Aspettato, paventato, temuto….alla fine è arrivato inesorabile. E’ stato rigettato, dalla Corte dei Conti, il ricorso presentato dal comune di Catania per evitare il dissesto. Ci siamo quindi e ci siamo fino al collo. Catania è in dissesto. In tanti si chiedono cosa succederà, chi ci perderà e chi potrebbe guadagnarci. Certo il fallimento di una comunità non è cosa che capita tutti i giorni ma quando capita è una iattura per l’intera città. Eppure non si è arrivati a questa situazione improvvisamente e inconsapevolmente. Tutte le amministrazioni degli ultimi 20 anni sono responsabili di questo scempio. Quando sono diminuiti i trasferimenti dal nazionale e dalla regione occorreva una vera svolta e programmare attività e servizi con severa responsabilità, ma si è preferito andare avanti rattoppando alla meno peggio i bilanci.
Eppure oggi si gioca allo scaricabarile. La colpa? Ognuno cerca di smarcarsi e scaricare la responsabilità sugli altri, come se in tutti questi anni, nel frattempo, si sia abitato sulla luna. Non si può sottacere che questa città per decenni abbia vissuto di una politica concertativa tra amministrazioni e CGIL,CISL,UIL e UGL e, ancora oggi, questi, pretendono tavoli di concertazione permanente, cabine di regia ecc… e, come ha detto il vice sindaco in una intervista, la scorsa amministrazione abbia avuto ben tre sindacalisti segretari generali come assessori.
Noi del sindacato Confsal crediamo che questa situazione rappresenta decisamente il fallimento di una e, forse più generazioni di amministratori, di politici che hanno incarnato un modo inaccettabile di amministrare e di fare politica. Incapaci di far pagare le tasse a chi doveva pagarle. O forse non si è inseguito veramente l’evasore per fini elettorali. Eppure tutti, dai politici alle associazioni intermedie, attraverso concertazioni e accordi, per andare avanti, hanno fatto finta di non sapere e di non capire ma….. in fondo tutti sapevano come si sarebbe chiusa questa vicenda, sperando nei soliti gesti di generosità elettorale di qualche governo compiacente che, in questo caso, non c’è stato. Si doveva gridare molto prima, a gran voce, piuttosto che girarsi dall’altra parte. Bisognava cambiare rotta, assumersi le responsabilità del caso. Tutti insieme, amministratori e organizzazioni intermedie. Bisognava avere il coraggio di fare scelte impopolari ma chiare e decise per tutelare lavoratori e imprenditori, realtà sane e produttive. Ma così non è stato. Crediamo che questa classe politica, tutta, debba fare severa autocritica e dare spazio ad altri cittadini che vogliono scommettersi per far rinascere la nostra bella e amara Catania. Certamente in questa situazione di grave emergenza pagheranno i cittadini! Certamente quelli più fragili e bisognosi, proprio quelli che dovrebbero essere più tutelati. I furbi in qualche modo la faranno franca. Si taglieranno servizi, tutele e si ridurranno prestazioni. Chiediamo a gran voce che i lavoratori e le cooperative sociali, in attesa di 7/8 mesi di stipendio, siano nelle urgenti priorità di questa amministrazione.
Registriamo che, nonostante le forti voci di cambiamento e nonostante interventi di sindacalisti appartenenti a diverse sigle, durante l’incontro tenutosi il 9 novembre, qualche testata giornalistica, impudentemente, tende ancora a riportare solamente le voci di CGIL, CISL,UIL e UGL , benché alcune di queste sigle non abbiano più una radicata rappresentanza tra i lavoratori. Nel ricordare che questa Amministrazione e il suo Sindaco Salvo Pogliese, con tali incontri, abbiano voluto sottolineare un vera inversione di tendenza, ci auguriamo che sappiano andare diritti verso la riconquista della dignità di Catania. La Confsal è disponibile a fare fino in fondo la sua parte, se coinvolta, convinti come siamo, che Catania può e deve rinascere. Più forte di prima, come ci insegna la sua storia infatti, più volte la città etnea è stata coperta dalla lava e altrettante volte è riuscita sempre a risorgere. Se si continua sulla vecchia e fallimentare politica con cerimonie oramai fuori tempo, con esclusioni non democratiche e prevaricazioni varie, con cabine di regia e ritualità connesse che hanno portato a questa amara situazione, allora nulla cambierà. Pagheranno i deboli, cioè i lavoratori, quelli in attesa di mesi di stipendio o quelli che vedono svanire prospettive e con esse il futuro. Tutto resterà uguale a se stesso. Come recita bene il Gattopardo: “Non sprechiamo questa occasione per cambiare volto e modalità.”