Covid19: morto il giornalista Lillo Venezia
Catania – Deceduto all’ospedale Garibaldi vittima del Covid-19 ( il 24 marzo …ndr) anche il giornalista Calogero Venezia, detto Lillo, dopo un breve ricovero per una polmonite. Il triste annuncio viene dato da sua sorella, Enza Venezia Signorello: “Con enorme dolore devo comunicarvi che mio fratello Lillo Venezia, non c’è più”. E’ stato un giornalista, a Lotta Continua, al Male, che dal 1979 firmò da direttore, ai Siciliani, di cui, ha ricordato Riccardo Orioles, dopo l’assassinio di Giuseppe Fava, “pagò personalmente coi suoi poveri beni i mancati impegni di illustri sostenitori”, nell’altra rivista antimafia Casablanca, che fondò.
Il giornalista Lillo Venezia, ex direttore responsabile di “IL Male” è anche un nome legato alle pagine della rivista di satira che usciva in edicola a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, e dove Lillo Venezia prestò infatti la firma di direttore responsabile, assumendosi l’onere di numerose denunce che puntualmente venivano recapitate al giornale per oscenità e vilipendio della religione.
L’impresa del giornale Il Male lo portò in galera nonchè al Quirinale dal Presidente Sandro Pertini.
Lillo Venezia era nato nel 1950, a Mazara del Vallo, e a Catania studiò, nel liceo classico cui era affezionatissimo, e scelse la politica, quel genere di politica, col movimento degli studenti, i fuori sede in particolare, con i senza casa, con gli operai di Siracusa e della provincia. Nel 1977 era venuto a Roma a lavorare alla redazione del quotidiano Lotta Continua, e fu lui a scrivere e firmare la corrispondenza del 10 maggio da Cinisi che resta una splendida fonte di orgoglio per quel giornale: unico, quel giorno, ad affiancare la notizia sull’assassinio di Aldo Moro a quella sull’assassinio mafioso di Peppino Impastato, che altri relegarono in spazi infimi accogliendo l’oscena versione ufficiale di un incidente sul lavoro “terrorista”.
Fu a lungo direttore de Il Male, rivista di satira tra le più innovative in Italia fondata a Roma nel 1977, attorno a giovani giornalisti politicizzati come Pino Zac, Vincino, Angese, Enzo Sferra, Jacopo Fo, Cinzia Leone, il grafico Francesco Cascioli e lo scrittore Angelo Pasquini, Sergio Saviane, Alain Denis e Roberto Perini, Riccardo Mannelli, Vauro Senesi. Lillo Venezia fu nel dopoguerra il secondo giornalista italiano finito in carcere (pochi giorni a Regina Coeli) dopo Giovannino Guareschi, a seguito di una denuncia per vilipendio della religione e di un capo di Stato estero (il Papa). Alcune copie del giornale furono bruciate in piazza dal parroco di Spilimbergo, che lo giudicava “degno di essere precipitato tra il magma dei nostri italici vulcani, congeniale sede per simili ossesse pubblicazioni”.
Fu dentro la storia de I Siciliani; all’indomani dell’uccisione di Pippo Fava fu nel gruppo di redattori che continuarono l’esperienza del giornale assieme a Riccardo Orioles, al giovane Claudio Fava e agli altri giovani redattori. Venezia fece tra l’altro l’ultima intervista a Rocco Chinnici, prima che questi venisse ucciso dalla mafia. Nel 2011 firmò da direttore la nuova esperienza de Il Male di Vauro e Vincino.