Informativa di Conte in Parlamento

Roma – Il Presidente Conte ha tenuto un’informativa urgente alla Camera dei Deputati e al Senato sulle misure per la nuova fase legate all’emergenza epidemiologica da Covid-19. Ecco il testo dove si chiarisce in alcuni passaggi il programma covid-fase2 di Conte intervenuto alla Camera dei Deputati:


Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati.

sono qui nuovamente in Parlamento per condividere con Voi rappresentanti della Nazione gli indirizzi che il Governo sta perseguendo allo scopo di riavviare il motore economico e produttivo del Paese, dopo aver superato la fase più acuta dell’emergenza sanitaria.

Siamo consapevoli che quella che abbiamo davanti è una sfida ancora più difficile, certamente non meno insidiosa, di quella che abbiamo affrontato all’inizio dell’emergenza, quando – di fronte al diffondersi progressivo e a tratti impetuoso del contagio – siamo stati costretti a introdurre misure contenitive sempre più severe che, in base ai principi di massima precauzione e di proporzionalità, sono state estese progressivamente a tutto il territorio nazionale. 

Per tutelare i beni primari della persona – la vita, la salute, l’integrità fisica –  siamo stati costretti a limitare il più possibile gli spostamenti, a imporre il distanziamento sociale, a sospendere ogni attività che contemplasse il contatto e, conseguentemente, l’incremento esponenziale del contagio.

Gli Italiani hanno pienamente compreso il rischio rappresentato da questo virus insidioso e sconosciuto e hanno condiviso il grande sforzo collettivo realizzato per contenerlo e mitigarlo. Le misure – salvo limitate eccezioni prontamente sanzionate – sono state ovunque rispettate con disciplina, con consapevolezza.

Se oggi possiamo constatare che il peggio è alle nostre spalle, e ovviamente lo affermo con tutta la dovuta prudenza, lo dobbiamo ai nostri cittadini, ai sacrifici che hanno compiuto in queste settimane, durante le quali è stato loro chiesto di modificare profondamente le loro abitudini di vita.

Forse non tutti allora avrebbero assunto decisioni così sofferte, suscettibili di incidere su alcuni dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione.

Tuttavia, dopo tre mesi esatti dal primo caso registrato all’ospedale di Codogno, possiamo affermare – in coscienza – di aver compiuto la scelta giusta, l’unica in grado di contrastare il diffondersi dell’epidemia sull’intero territorio nazionale.

Con la stessa determinazione ritengo oggi possibile, anzi doveroso, pur in presenza di un quadro epidemiologico non completamente risolto, compiere una scelta coraggiosamente indirizzata verso un rapido ritorno alla normalità.

Siamo nella condizione di attraversare la “fase 2” con fiducia e responsabilità. Tutti ormai conosciamo meglio il virus, sappiamo come proteggerci, quali sono le regole di distanziamento sociale e di igiene, la funzione utile, a volte necessaria, dei dispositivi di protezione individuale.

Mi rivolgo a tutti, soprattutto ai giovani dei quali è pienamente comprensibile l’entusiasmo per la riconquistata libertà di movimento. In questa fase, più che mai, rimane fondamentale, anche quando siamo all’aperto, il rispetto delle distanze di sicurezza e, ove necessario, l’utilizzo delle mascherine. Non è ancora questo il tempo dei party, delle movide e degli assembramenti vari. Occorre fare attenzione perché esporre se stessi al contagio significa esporre al contagio anche i propri cari.

Abbiamo predisposto un accurato piano nazionale di monitoraggio, che ci consente – sulla base delle informazioni quotidiane che sono tenute a trasmetterci le Regioni – di disporre di un quadro dettagliato della curva epidemiologica, fondato sull’incrocio di una nutrita serie di parametri. E’ piano ci permetterà di intervenire, se necessario, con misure restrittive nel caso in cui, in luoghi specifici, dovessero generarsi nuovi focolai.

Siamo consapevoli che l’avvio della nuova fase potrebbe favorire, in alcune zone, l’aumento della curva del contagio, un rischio che però abbiamo calcolato e che terremo sotto osservazione. 
Dobbiamo accettare questo rischio, non possiamo fermarci in attesa di un vaccino. Altrimenti non saremo mai nelle condizioni di ripartire e ci troveremo con un tessuto produttivo e sociale irrimediabilmente compromesso.

Non ci possiamo permettere di protrarre l’efficacia delle misure così limitative per un tempo indefinito.

Un ordinamento liberale e democratico non può infatti tollerare una compressione dei diritti fondamentali se non nella misura strettamente necessaria a difendere i beni primari della vita e della salute dei cittadini in dipendenza di una minaccia grave e attuale.

La permanenza di misure così severe e limitative oltre il tempo necessario a invertire la curva del contagio sarebbe dunque irragionevole e incompatibile con i principi della nostra Costituzione.

In questa prospettiva, abbiamo inserito le residue limitazioni alle libertà fondamentali, ancora indispensabili per superare completamente la crisi sanitaria, in disposizioni di rango primario, mentre abbiamo riservato alla normazione secondaria esclusivamente le previsioni di maggior dettaglio. 

La scorsa settimana, il 16 maggio, abbiamo adottato il decreto-legge n. 33 che limita le restrizioni alla circolazione esclusivamente agli spostamenti fra le Regioni e, allo stato, solo fino al prossimo 2 giugno. Restano evidentemente confermate le misure limitative per le persone positive al virus e per quelle che hanno avuto contatti stretti con positivi. 

All’interno del quadro normativo disposto con queste norme primarie – e che potrà quindi essere esaminato, modificato e integrato dal Parlamento in sede di conversione del decreto-legge – si pone poi il DPCM adottato lo scorso 17 maggio.

Il provvedimento è stato definito all’esito di un’interlocuzione serrata e costante con le Regioni e gli altri enti locali, che ringrazio – voglio qui ringraziare pubblicamente –  per l’impegno profuso e per la collaborazione dimostrata.

Esso contiene disposizioni specifiche per la riapertura in sicurezza delle attività economiche e sociali, nonché dettagliati protocolli di settore definiti con il supporto del Comitato tecnico-scientifico e con il contributo determinante dell’Inail, di cui sottolineo in questa sede la professionalità e l’impegno.

Riassumo le principali disposizioni del DPCM, che da lunedì 18 maggio disciplinano, assieme alle ordinanze delle Regioni, l’andamento della “fase 2”, articolato secondo una scansione temporale ben definita. 
Per quanto riguarda le attività commerciali al dettaglio e le attività di ristorazione, ne abbiamo fissato la riapertura per il 18 maggio come sapete, in virtù dei rigorosi protocolli di sicurezza adottati e nella consapevolezza della grave sofferenza economica accumulata da questi settori.

Allo stesso modo e nel rispetto dei relativi protocolli, sono state riaperte le attività inerenti ai servizi di cura alla persona e gli stabilimenti balneari. 

Dal 25 maggio riapriranno le palestre e le piscine, dal 3 giugno sarà possibile per i cittadini dell’Unione Europea fare ingresso in Italia senza obbligo di quarantena, dal 15 giugno riapriranno cinema, teatri e centri estivi per l’infanzia.

Questo complesso di norme di rango primario e di rango secondario garantisce la possibilità di ritornare, progressivamente e in sicurezza, al pieno svolgimento della vita economica e sociale.
D’altra parte, nell’avviare la “fase 2”, non confidiamo soltanto nell’autodisciplina dei singoli.

Abbiamo definito, in queste settimane, un articolato sistema di controllo degli andamenti epidemiologici, affidato alla ormai ricorrente formula del “testare, tracciare e trattare”.

Sul fronte dei test, stiamo potenziando i controlli tramite i test molecolari (tamponi) e tramite i test sierologici (esami del sangue), utili anche al fine di mappare la diffusione del contagio all’interno del Paese.
In Italia sono stati fatti, sin qui, 3.171.719 tamponi, collocano il nostro Paese al primo posto per numero di tamponi per abitante, agli amanti della statistica dico anche che si tratta di 5.134 tamponi per 100.000 abitanti.

Ma soprattutto in questa fase è importante incrementare l’utilizzo dei test molecolari e, per questo, lo scorso 11 maggio la struttura del Commissario ha avviato una richiesta di offerta per kit e reagenti per permettere la somministrazione di ulteriori 5 milioni di test. 59 aziende nazionali e internazionali hanno presentato offerte per 95 tipologie di prodotti, che saranno verificati in tempi rapidissimi.

Per quanto riguarda i test sierologici, lunedì 25 maggio partiranno test gratuiti su un campione di 150.000 cittadini, per esclusive finalità di ricerca scientifica.

Per effettuarli occorrerà uno sforzo, sono stati mobilitati 550 tra volontari e operatori su base regionale, con la predisposizione di una struttura nazionale di coordinamento.

Per quanto concerne il secondo pilastro della strategia di controllo del virus, il contact tracing, il Governo con decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, ha introdotto una disciplina per realizzare l’app “Immuni”, in modo da garantire il pieno rispetto della privacy e della sicurezza dei cittadini oltreché la tutela dell’interesse nazionale.

Per le necessarie attività di verifica e ulteriore sviluppo del codice sorgente e di quelle finalizzate alla distribuzione, all’installazione e gestione dell’app sono state interessate società pubbliche interamente partecipate dallo Stato, PagoPA e Sogei, con le quali sono state stipulate convenzioni a titolo gratuito. Nei prossimi giorni partirà la sperimentazione su questa nuova applicazione. Ricordo che il codice sorgente, aperto, potrà essere conosciuto da chiunque nei prossimi giorni e i dati verranno impiegati solo per tracciare la diffusione del virus e cancellati non appena terminerà l’emergenza.

Il decreto-legge n. 28 è attualmente all’esame della Commissione Giustizia del Senato e, durante l’iter parlamentare, potrà certamente arricchirsi del contributo delle Camere.

Il terzo pilastro, quello relativo al trattamento dei pazienti, si fonda su un costante incremento della capacità ricettiva del nostro sistema sanitario.

I posti letto in terapia intensiva sono pari a 7.864, con un incremento del 52% rispetto all’inizio dell’emergenza.

Al contempo, i posti letto nei reparti di malattia infettiva e pneumologia sono pari a 28.299, con un incremento del 334%.

In prospettiva, grazie anche al decreto-legge c.d. “rilancio” – è uno stanziamento pari 3,2 miliardi di euro per la sanità, potremo rendere stabile l’incremento di 3.500 posti letto in terapia intensiva disposto per far fronte all’emergenza, e riqualificare 4.225 posti letto di area semi-intensiva, che saranno fruibili sia in regime ordinario, sia in regime di trattamento infettivologico ad alta intensità di cure e il 50 per cento dei quali dovrà essere immediatamente convertibile in posti letti di terapia intensiva.

Siamo consapevoli, tuttavia, che la riapertura delle attività non è sufficiente a riattivare il motore della nostra economia, provata da due mesi di restrizioni e dal crollo generalizzato della domanda globale.

Di fronte a uno shock di tale portata è necessaria un’azione costante, efficace e prolungata di accompagnamento delle attività produttive e commerciali da parte dei poteri pubblici.

Con il decreto-legge cd. “Rilancio”, n. 34, il Governo ha proseguito l’azione di sostegno all’economia avviata dai decreti cd. “Cura Italia” e “Liquidità”, ma ha anche compiuto un passo in più, ponendo le basi per una vera ripartenza economica del Paese. 

Il provvedimento stanzia 55 miliardi di euro misurati in termini di indebitamento netto, e che vale 155 miliardi di euro in termini di saldo netto da finanziare, considerando anche il finanziamento delle politiche per la liquidità, lo offriamo alla valutazione del Parlamento e al contributo migliorativo che ne deriverà.

È un testo molto complesso, che ha richiesto un lungo iter di elaborazione, e che supera anche l’entità di una tradizionale manovra economica, tanto per la portata della sua dotazione finanziaria, quanto per l’ampio spettro di interventi che consente. Sostegno non è un obiettivo incompatibile con quello del rilancio. Tutelare le reti di protezione sanitarie, sociali ed economiche che proteggono i diritti costituzionalmente garantiti e che assicurano il benessere dei cittadini è fondamentale per la crescita.

Soltanto garantendo questi presìdi potremo ricominciare a progettare, con fiducia e sicurezza, l’Italia del domani. 

Accanto alla necessaria prosecuzione delle misure di sostegno alle famiglie e alle imprese, perciò, abbiamo voluto concentrare risorse significative nei settori di maggiore interesse strategico per la crescita futura. Fra i principali, vorrei ricordare la scuola, l’università, la ricerca, la sanità, il turismo, il settore edilizio.

Un primo capitolo del decreto, che vale 5 miliardi di euro, riguarda gli interventi di potenziamento a beneficio del sistema sanitario, dei quali ho fornito già qualche dettaglio, nonché interventi in favore delle forze dell’ordine e della protezione civile.

Un altro corposo capitolo riguarda le misure a beneficio dei lavoratori, per cui vengono stanziati circa 25 miliardi di euro al fine di estendere, anche per i prossimi mesi, gli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione, i sussidi di disoccupazione e le indennità per i lavoratori autonomi. 

Oltre a stanziare le risorse necessarie a questo scopo, il Governo ha introdotto anche una drastica semplificazione delle procedure di erogazione di questi strumenti. Nelle scorse settimane, infatti, i complessi meccanismi burocratici legati in particolare alla cassa integrazione in deroga hanno rallentato l’erogazione delle risorse, con tempi non adeguati alla profondità dell’emergenza che stiamo vivendo ed è per questo che il decreto introduce una procedura semplificata, tramite la quale l’Inps potrà anticipare il 40% delle prestazioni all’atto della domanda da parte delle imprese, senza passare per l’invio delle domande alle Regioni. Grazie all’impegno della ministra Catalfo, per tutti coloro che non sono stati coperti da precedenti misure di sostegno – e che quindi versano nelle condizioni economiche più critiche – istituiamo il “reddito di emergenza”, che sarà erogato in due quote di entità variabile dai 400 a 800 euro mensili, a seconda dell’ampiezza del nucleo familiare.

È stata inoltre introdotta, su impulso della ministra Bellanova, una norma che – in presenza di determinate condizioni – consente di far emergere il lavoro sommerso nei settori dell’agricoltura e delle attività di sostegno familiari. E ricordo che la sospensione dei procedimenti penali non opera nei confronti dei datori di lavoro in presenza dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reati di tratta e sfruttamento del lavoro. 

Il secondo ambito di intervento del decreto è relativo alle misure di sostegno alle imprese, un capitolo che mobilita circa 15 miliardi di euro in termini di maggiore disavanzo, attraverso aiuti a fondo perduto, sgravi fiscali e un ampio ventaglio di incentivi volti a sostenere la riapertura in sicurezza delle attività economiche.

Per le imprese e i professionisti che hanno conseguito nel 2019 un fatturato inferiore a 5 milioni di euro, e che nel mese di aprile 2020 abbiano subito un calo del fatturato o dei corrispettivi di almeno due terzi rispetto al mese di aprile 2019, prevediamo contributi a fondo perduto.

Fra le agevolazioni fiscali a beneficio delle imprese, viene disposta l’esenzione dal versamento del saldo Irap dovuto per il 2019 e dell’acconto Irap dovuto per il 2020 per le imprese con ricavi inferiori a 250 milioni di euro.

È una misura che trattiene all’interno delle imprese 4 miliardi di liquidità, a beneficio di oltre 2 milioni di aziende. Al contempo, vengono prorogati dal 30 giugno al 16 settembre i termini per i versamenti di imposte e contributi, già sospesi per i mesi di marzo, aprile e maggio.

Sono previsti anche crediti d’imposta per l’adeguamento degli ambienti di lavoro e per la loro sanificazione, per il rimborso degli affitti commerciali nei mesi di marzo, aprile e maggio, nonché un potenziamento del vigente credito d’imposta per la ricerca e sviluppo nel Mezzogiorno.

A beneficio di alberghi, pensioni e stabilimenti balneari, viene poi abolito il versamento della prima rata dell’Imu in scadenza alla data del 16 giugno 2020, e – per fornire un aiuto concreto a tutte le attività economiche – il decreto dispone anche una riduzione del costo delle bollette elettriche per i mesi di maggio, giugno e luglio 2020.

Tutelare la nostra struttura produttiva in questa difficile fase recessiva richiede uno sforzo ulteriore, che valga a rafforzare la capitalizzazione delle nostre imprese per difenderne la competitività e la resilienza, e troverete nel decreto agevolazioni fiscali notevoli per favorire la ricapitolazione soprattutto delle PMI.

Inoltre, sempre per favorire il consolidamento delle PMI il decreto interviene a istituire un apposito fondo, affidato a Invitalia, finalizzato a sottoscrivere strumenti finanziari partecipativi emessi dalle PMI.
E’ anche prevista la costituzione di un patrimonio destinato, “Patrimonio Rilancio” che – attraverso l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti – potrà impiegare risorse per il sostegno e il rilancio delle grandi imprese strategiche, nel rispetto del quadro normativo europeo in materia di aiuti di Stato.

All’interno del decreto, poi, vi sono misure in favore delle famiglie, particolarmente di quelle con figli, su cui hanno inciso profondamente la chiusura prolungata delle scuole e i profondi cambiamenti nei tempi di vita e lavoro generati dalla chiusura delle attività economiche.

Potenziamo il bonus baby-sitting, incrementandone il limite fino a 1.200 euro – un limite che sale fino a 2.000 per i comparti della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico – e aggiungiamo poi la possibilità, in alternativa, di utilizzare il bonus per l’iscrizione ai servizi per l’infanzia e ai centri estivi. In favore di questi ultimi, peraltro, stanziamo 150 milioni di euro per il 2020 al fine di potenziare e sostenere l’offerta di attività ludiche e ricreative per i nostri piccoli.

In secondo luogo, aumentiamo a 30 giorni i congedi di cui possono fruire i genitori dipendenti del settore privato con figli minori di 12 anni, riconoscendo un’indennità pari al 50% della retribuzione ed estendendo l’arco temporale di fruizione fino al 31 luglio 2020.

Prevediamo, poi, misure specifiche per le persone con disabilità. Aumentiamo di 12 giornate i permessi retribuiti complessivi nei mesi di maggio e giugno per le persone con disabilità e i loro familiari. Stanziamo anche 150 milioni di euro complessivi in favore del Fondo per le non autosufficienze, del Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive di sostegno, e di un nuovo Fondo di sostegno per le strutture semi-residenziali dedicate alle persone con disabilità.

Vi sono, poi, tante altre misure di sostegno all’economia, sui quali non mi soffermo. Ma, come ho anticipato, il decreto contiene anche importanti misure per dare impulso alla crescita nei settori di maggiore interesse strategico.

Grazie al suggerimento del sottosegretario Fraccaro, abbiamo anche disposto nel decreto un super-bonus che incentiva gli interventi di maggiore efficienza energetica degli edifici, di riduzione del rischio sismico e degli interventi connessi, relativi all’installazione di impianti fotovoltaici e di colonnine per i veicoli elettrici. Per questi interventi, i cittadini potranno beneficiare di una detrazione fiscale pari al 110% delle spese sostenute e fruibile in 5 anni, oppure – in alternativa – di uno sconto in fattura erogato dal fornitore, il quale potrà recuperarlo sotto forma di credito d’imposta cedibile ad altri soggetti, incluse le banche e gli intermediari finanziari.

Grazie a questa misura, le famiglie avranno la possibilità di risparmiare sul costo dell’energia e potranno realizzare nuovi impianti a costo 0.

Inoltre, riusciamo a dare un potente impulso alle attività di ristrutturazione edilizia e agli investimenti privati nella sostenibilità ambientale.

Il decreto dedica particolare attenzione anche al turismo, un comparto che mobilita oltre il 13% del nostro PIL, e che sarà messo a dura prova dall’impatto globale del Covid-19.
Per sostenere il settore sarà cruciale puntare, in misura ancora superiore rispetto al passato, alla mobilità interna.

Oltre al già citato taglio dell’Imu a beneficio di alberghi e stabilimenti balneari mettiamo in campo un “bonus vacanze” per incentivare la domanda, che verrà riconosciuto alle famiglie con un Isee non superiore a 40.000 euro e sarà spendibile in ambito nazionale presso alberghi, agriturismi, bed&breakfast e le altre imprese turistico-ricettive.

Interveniamo anche con misure strutturali per sostenere il settore, come la creazione di un “Fondo turismo”, dotato di 50 milioni di euro per il 2020, di un “Fondo per la promozione del turismo in Italia”, con una dotazione di 30 milioni di euro, e un ulteriore fondo dotato di 50 milioni di euro per aiutare le imprese ricettive e gli stabilimenti balneari a sostenere le spese di sanificazione e di adeguamento alle misure di contenimento del virus.

Siamo consapevoli che il turismo richiede ulteriori interventi, che ci riserviamo di attivare non appena sarà definito il piano dei finanziamenti alla ripresa in sede europea. XXX Non entro qui in un elenco dettagliato delle misure di sostegno che riguardano altri settori: cinema, spettacoli, teatri, che stanno particolarmente soffrendo in questo periodo. 

Colgo l’occasione per invitare tutti i cittadini a fare le vacanze in Italia: scopriamo le bellezze che ancora non conosciamo e torniamo a visitare, a godere di quelle che già conosciamo, è questo il modo migliore per contribuire al rilancio della nostra economia in questa fase di emergenza.

Guardando ancora più avanti, siamo convinti che non vi sia futuro per il nostro Paese senza un investimento ambizioso nella scuola, nell’università, nella ricerca, nella formazione.

Sono ambiti cruciali hanno ricevuto ampia considerazione nel decreto. La gestione del rientro a scuola a settembre comporterà ingenti costi di organizzazione e le scorse settimane ci hanno mostrato l’importanza di aumentare la digitalizzazione dei nostri istituti e della nostra didattica: proprio a questo fine stanziamo 1 miliardo e 450 milioni di euro in due anni a beneficio della scuola.

Un ulteriore stanziamento di un miliardo e quattrocento milioni è destinato al rafforzamento del sistema universitario, della ricerca, è uno stanziamento che consente di assegnare 4.000 posti aggiuntivi da ricercatore, oltre ai 1.600 già deliberati con la legge di bilancio – ricordate – per il 2020, di potenziare il diritto allo studio e ci permetteranno anche di investire in un grande programma di ricerca nazionale.

È il più grande investimento fatto nel campo dell’università e della ricerca degli ultimi vent’anni: è questo, forse, il più importante legato che consegniamo al futuro, allo sviluppo del Paese.

Ancora, il decreto prevede stanziamenti importanti per i Comuni, interventi destinati all’export, anche questi molto significativi, alla tutela delle filiere in crisi per il settore agricolo, al sostegno del settore dei trasporti.

Gli interventi sin qui disposti – ne siamo consapevoli – costituiscono una linea di protezione necessaria ma che non può esaurire le azioni da mettere in campo per riattivare l’economia del Paese.

Sento la sofferenza che cresce, che si diffonde nel Paese. Avverto le paure, le ansie e le inquietudini di tutti i nostri concittadini: di quelli che, dopo aver investito anni ed energie nelle proprie attività commerciali, temono di vedere vanificati tutti i loro sacrifici; di chi non sa se nei prossimi mesi riuscirà a conservare il proprio posto di lavoro, e quindi teme di non poter assicurare il sostentamento dei propri cari.

Non mi sfuggono la gravità, la profondità di questa crisi, testimoniata anche da gesti forti, come la riconsegna delle chiavi da parte di tanti piccoli commercianti e imprenditori, dalle numerose lettere che ricevo ogni giorno dai cittadini.

È una prova molto dura dalla quale ci rialzeremo in fretta se ciascuno farà la propria parte, se riusciremo a coordinare gli sforzi e a creare la necessaria sinergia dell’intero “sistema Paese”. E il sistema bancario, che pure sta offrendo la sua collaborazione, può fare e deve fare di più in particolare per accelerare le procedure necessarie a erogare i prestiti coperti dalla garanzia pubblica.

Le norme contenute nel decreto-legge “Liquidità” infatti – e lo sapete – consentono, soprattutto nel caso delle richieste inferiori a 25.000 euro, di erogare prestiti garantiti nel giro di 24 ore. In alcuni casi sono state rispettate queste tempistiche. Ma mi giungono molte segnalazioni – e colgo positivamente questi segnali, sono giunte anche a voi – che in molti altri casi e nella maggior parte dei casi questo non sta avvenendo. È essenziale per questo che le banche riescano ad allinearsi alle pratiche più efficienti, assicurando la liquidità garantita nei tempi più rapidi.

Non possiamo tollerare che le imprese possano sentirsi private del denaro necessario per garantire la continuità economica delle proprie attività. È una preoccupazione che ho condiviso anche con i presidenti di Confcommercio e Confesercenti, i quali mi hanno rappresentato anche loro le difficoltà delle categorie che rappresentano nell’ottenere queste risorse.

Se le stime di crescita per l’anno in corso, purtroppo, non possono sorprenderci, ciò che deve preoccuparci è soprattutto, guardando a ritroso, quella dinamica di bassa crescita che il nostro Paese ha sperimentato nell’ultimo decennio, quando abbiamo registrato un divario medio di oltre un punto percentuale rispetto alla media europea di crescita del PIL.

Alla luce di questa eredità, non possiamo permettere in alcun modo che i divari socio-economici, già ampi all’interno del continente e fra diverse aree del nostro Paese, continuino ad accentuarsi.

Il compito della politica tutta, allora, è quello di lavorare per elaborare un ampio programma di rinascita economica e sociale, insieme alle migliori energie del Paese.

Il primo tassello di questo progetto riformatore non può che essere una drastica semplificazione della macchina burocratica, un’architettura che, a causa delle sue eccessive complessità, ha rallentato oltre misura l’arrivo a destinazione delle risorse pubbliche stanziate, e ha quindi impedito il rafforzamento del capitale infrastrutturale del nostro Paese.

A tal proposito, stiamo lavorando a un nuovo decreto-legge dedicato proprio alla semplificazione amministrativa, burocratica che introdurrà molti elementi di novità, per fornire all’Italia uno shock, uno shock economico senza precedenti, in particolare nel settore delle infrastrutture. Considero questa riforma la “madre” di tutte le riforme, l’unica in grado di rilanciare efficacemente la competitività del nostro Paese. L’Italia non può più attendere, è il momento della svolta. Se non riusciremo nell’opera di semplificazione neppure in questa condizione di assoluta emergenza – lo dico molto francamente – dubito che sarà possibile farlo in futuro.

Attivare il motore delle opere pubbliche è una priorità per tutte le forze di maggioranza che sostengono questo Esecutivo, e alcune di esse hanno già annunciato e proposto alcuni articolati, che troveranno senz’altro spazio nel decreto-legge, al cui interno una sezione specifica sarà dedicata al rafforzamento della capacità di spesa e all’accelerazione dei cantieri. Al riguardo, prevediamo di definire un elenco prioritario di “opere strategiche”, di grandi e medie dimensioni, che potranno essere realizzate con un iter semplificato rispetto al quadro normativo vigente, e valutando – laddove è opportuno – la concessione di poteri derogatori, senza che ciò faccia però venir meno i controlli più rigorosi, che assicurano piena trasparenza e tengono lontano gli appetiti delle infiltrazioni criminali.

Un’altra sfida sarà promuovere una rivoluzione culturale nella pubblica amministrazione, affinché – pur in un’ottica di rigore, di trasparenza – i funzionari pubblici possano essere quanto più possibile incentivati a sbloccare le opere e gli appalti pubblici, evitando che sul loro operato gravi un’eccessiva incertezza giuridica e regolamentare.

Non da ultimo, intendiamo rendere più attrattivo il nostro ordinamento giuridico a beneficio delle imprese, rendendo più favorevole l’ambiente normativo e l’assetto della governance aziendale al fine di trattenere o attirare quanti più investimenti possibili sul nostro territorio, e – se del caso – appunto attirarne sempre di più. Favoriremo ancor di più la ricapitalizzazione delle imprese e anche stiam pensando a migliorare i modelli di governance delle società commerciali per renderli più snelli, più efficienti, senza ovviamente comprimere i diritti delle minoranze.

Queste riforme sono attese in Italia da anni e non avranno soltanto un impatto positivo nel breve periodo, sulla crescita degli investimenti pubblici, ma ci aiuteranno anche a rendere il Paese più attrattivo nei confronti degli investitori internazionali. E dovranno necessariamente accompagnarsi alla riforma dei tempi della giustizia civile e penale e ricordo anche che qui in Parlamento c’è anche una delega, quindi una prospettiva di riforma, di un Codice Civile, quello nostro, vecchio… che risale al 1942.

Un secondo elemento imprescindibile per lo sviluppo futuro è l’innovazione, che va pensata come il risultato di un processo partecipato e collettivo, che nasce sin dai banchi di scuola, fino ad arrivare allo sviluppo della creatività imprenditoriale, organizzativa e sociale.

Le settimane di chiusura degli istituti scolastici hanno mostrato, peraltro, che dobbiamo potenziare la dotazione digitale delle nostre scuole, e hanno provato l’importanza di avere reti di connettività resilienti e capillari in tutto il territorio, anche per rendere possibile il lavoro a distanza. Sono investimenti preziosi, li renderemo ancora più incisivi, anche in sinergia con le aziende strategiche a partecipazione pubblica.

Ma una strategia dell’innovazione deve essere indirizzata anche al sistema produttivo e a quello delle pubbliche amministrazioni.

Sul primo fronte, sono molte le eccellenze di cui disponiamo nella ricerca, che possono, debbono essere messe al servizio delle realtà produttive. Penso all’industria farmaceutica e alla ricerca biomedica, alla meccanica, alla robotica, alle tecnologie energetiche, alle eccellenze alimentari.

Più in generale, l’Italia può far valere il suo “saper fare”, il “saper inventare”, che piace al mondo intero e rende uniche non soltanto le nostre produzioni, ma anche le esperienze che i nostri luoghi, i nostri esercizi commerciali, i nostri artigiani sanno regalare a chi visita il nostro Paese. E nessuna di queste categorie sarà trascurata.

Per quanto riguarda il settore pubblico, l’investimento cruciale resta quello nel capitale umano: dobbiamo potenziare le strutture tecniche delle amministrazioni, la loro capacità progettuale, riducendo gli adempimenti ma migliorando i servizi al cittadino, rafforzando la cultura dei dati e della digitalizzazione dei processi.

Il terzo pilastro per un’efficace ripartenza è l’inclusività. Il Paese è giunto alla crisi del Covid-19 reduce – lo ricordiamo – da un decennio di divari crescenti fra Nord e Sud, e attraversato da profonde disuguaglianze di genere nell’accesso al lavoro, a causa di un basso tasso di partecipazione femminile.

Eliminare alla radice questi ostacoli all’eguaglianza, sociale e territoriale, non è un lusso ma è una precondizione per lo sviluppo futuro.

Per evitare che entrambi i divari continuino ad ampliarsi, è cruciale, da un lato, sfruttare al massimo le risorse europee per gli investimenti nella coesione territoriale e il rafforzamento delle infrastrutture e dall’altro, investire con decisione nelle politiche per la famiglia e l’infanzia, potenziando i progetti educativi e di cura anche con il coinvolgimento degli enti locali e del Terzo Settore, e le misure di sostegno economico per le famiglie.

Dobbiamo anche stimolare e risvegliare la vocazione delle ragazze nelle carriere scientifiche, mettendo in campo politiche che diano maggiore accesso e visibilità alle donne in questi ambiti.

Devo riconoscerlo in quest’Aula: troppo poco è stato fatto per le famiglie, complice anche un quadro di finanza pubblica che continua a manifestarsi come complesso, a causa anche della pluralità degli interventi necessari a contenere i costi socio-economici del Covid-19.

Dobbiamo proseguire il lavoro già avviato in vista del Family Act, coordinato dalla Ministra Bonetti, che ci potrà permettere di potenziare ulteriormente le misure economiche a sostegno della famiglia e della natalità. Al contempo, dovrà aumentare l’impegno del Governo nel promuovere al massimo grado l’accessibilità, con particolare attenzione all’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati.

La crisi del Covid-19 – e mi avvio a conclusione – è una crisi profonda, violenta, drammatica, ci restituisce il bisogno di una società che pone al centro del suo sistema di tutele la salute, la qualità della vita, i beni comuni. È una crisi che ci consegna una comunità nella quale la garanzia del benessere individuale e collettivo non può essere più pensata come un mero corollario dell’attività economica, ma deve essere programmata quale precondizione dello sviluppo, che può essere anche fonte di crescita sostenuta se sapremo affrontarla con soluzioni innovative e con la creatività che è nel nostro DNA, che è tipica del genio italico.

Abbiamo di fronte un’opportunità storica: possiamo sciogliere i nodi e rimuovere le incrostazioni che sin qui ci hanno impedito di produrre benessere diffuso a beneficio di tutti i cittadini, superando i punti di debolezza che hanno sin qui frenato lo sviluppo del Paese, in particolare a partire dalla metà degli anni Novanta.

Spetta a noi tutti trasformare questa emergenza in opportunità.

Non ci illudiamo affatto che sia una sfida facile, ma il nostro impegno sarà massimo e ci conforta la consapevolezza che l’Italia è un grande Paese, lo sappiamo bene noi, e lo sanno anche tanti, tantissimi cittadini del mondo.

Grazie.