PNRR per la rigenerazione dell’architettura e del paesaggio rurale
Palermo – Prorogato al 15 giugno il termine di presentazione delle istanze per gli interventi di restauro e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale della Sicilia.
Lo ha disposto l’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, accogliendo, con un Decreto a firma del Dirigente generale dei Beni Culturali, Franco Fazio, l’orientamento analogo espresso con proprio Decreto dal Ministero della Cultura. Si sposta al 15 giugno, quindi, il termine per presentare le istanze di riqualificazione per interventi proposti da soggetti privati, grazie ai quali sarà possibile il recupero e la fruizione di edifici e insediamenti storici che siano testimonianze significative della storia delle popolazioni e delle comunità rurali, delle rispettive economie agricole tradizionali, dell’evoluzione del paesaggio.
Ai sensi dell’avviso, pubblicato nello scorso mese di aprile, la Regione ha messo a bando 76,582 milioni di euro di fondi del PNRR, per intervenire su beni di proprietà di privati, soggetti del terzo settore compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, associazioni, fondazioni, cooperative, imprese in forma individuale o societaria, che siano proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili appartenenti al patrimonio rurale.Rientrano nella possibilità di finanziamento anche progetti relativi a beni del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale di proprietà pubblica, dei quali i privati o i soggetti del terzo settore abbiano la piena disponibilità.
Non sono ammissibili le operazioni riguardanti beni localizzati nei centri abitati.
“Abbiamo accolto con soddisfazione – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – la decisione del Ministero della Cultura di aver permesso la proroga del termine di presentazione delle domande al 15 giugno. Una dilatazione dei termini che era stata fortemente richiesta proprio dalle Regioni, per agevolare la presentazione dei progetti per tutti quei cittadini, privati, professionisti e imprese, che intendono effettuare interventi di miglioramento sui manufatti rurali. Oggettivamente, i termini fissati in precedenza dal governo nazionale erano molto stretti e conseguentemente, limitavano di molto la platea di potenziali destinatari della misura. Rivitalizzare le nostre campagne attraverso il recupero di edifici rurali, case coloniche, masserie, stalle, mulini, frantoi e altri beni, che hanno subito nel tempo un processo di abbandono e degrado – aggiunge l’assessore Samonà – vuol dire investire sulla riqualificazione del nostro paesaggio che è componente essenziale e imprescindibile del nostro territorio, dove convivono modernità e tradizione con una forte presenza di testimonianze storiche. Confidiamo anche nel contributo degli ordini professionali della Sicilia per promuovere una misura che, per le modalità previste, consente un facile accesso a tutti”.
I progetti – che potranno essere presentati attraverso l’applicativo informatico predisposto dalla Cassa Depositi e Prestiti Spa – dovranno riguardare interventi su edifici e insediamenti storici che siano testimonianze significative della storia delle popolazioni e delle comunità rurali, delle rispettive economie agricole tradizionali, dell’evoluzione del paesaggio.
In particolare si tratta di manufatti destinati ad abitazione rurale o destinati ad attività funzionali all’agricoltura (mulini ad acqua o a vento, frantoi, masserie), che abbiano o abbiano avuto un rapporto diretto o comunque connesso con l’attività agricola circostante e che non siano stati irreversibilmente alterati nell’impianto tipologico originario, nelle caratteristiche architettonico-costruttive e nei materiali tradizionali impiegati.
E ancora, strutture e opere rurali che connotano il legame organico con l’attività agricola di pertinenza (fienili, ricoveri, stalle, essiccatoi, forni, pozzi, recinzioni e sistemi di contenimento dei terrazzamenti, sistemi idraulici, fontane, abbeveratoi, ponti, muretti a secco e simili); inclusi anche elementi della cultura, religiosità, tradizione locale, cioè manufatti tipici della tradizione popolare e religiosa delle comunità rurali (cappelle, chiese rurali, edicole votive, ecc.), dei mestieri della tradizione connessi alla vita delle comunità rurali, ecc.
L’intervento massimo previsto per ogni intervento è di 150 mila euro con un finanziamento a fondo perduto dell’80% elevabile al 100% nel caso di bene di interesse culturale. La procedura di selezione è “a sportello” fino ad esaurimento delle risorse.
La valutazione per ciascuna richiesta sarà parametrata al punteggio complessivamente ottenuto, da 0 a 100, con un finanziamento dei progetti che abbiano ottenuto un punteggio minimo di 60 punti. I beneficiari dovranno avviare i lavori entro il 30 giugno 2023 e concluderli entro il 31 dicembre 2025. Gli interventi potranno essere finalizzati anche alla realizzazione e allestimento di spazi da destinare a piccoli servizi culturali, sociali, ambientali turistici (escluso l’uso ricettivo), per l’educazione ambientale e la conoscenza del territorio, o connessi al profilo multifunzionale delle aziende agricole.
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