Protagonisti e non nella pandemia da COVID-19
Messina – È tornata a riunirsi stamani la VII Commissione Consiliare Permanente, presieduta dal Consigliere Placido Bramanti, alla presenza del prof. Marco Centorrino Docente di Sociologia e processi culturali e comunicativi all’Università di Messina e dei giornalisti Rosaria Brancato di Tempostretto e Sebastiano Caspanello della Gazzetta del Sud. Tema della seduta “Eccessi di informazione e comunicazione e di attori protagonisti e non, nella pandemia da COVID-19. Quando la confusione e l’allarmismo prevalgono sul contagio.”
“La pandemia d’influenza del 1918 – ha ricordato il Presidente Bramanti – colpì un terzo della popolazione mondiale e causò 50 milioni di morti. Cento anni fa, le terapie mediche e le contromisure erano significativamente limitate e lo scambio di informazioni che potevano facilitare qualsiasi intervento sulla salute pubblica, avveniva principalmente per telefono, posta o interazione da persona a persona. Ora, più di un secolo dopo, un nuovo coronavirus è la causa di una nuova pandemia globale che minaccia milioni di vite. Oggi, molti metodi di condivisione delle informazioni sono stati inseriti in piattaforme giganti di social media che hanno velocità, portata e penetrazione incredibili. Più di 2,9 miliardi di persone utilizzano regolarmente i social media e molti per lunghi periodi di tempo. Insieme al COVID 19 circolano altri due tipi di virus: INFODEMIA e COMDEMIA. Infodemia è la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.
Comdemia è una sovrabbondanza di attori che vogliono accreditarsi all’interno dei meccanismi di comunicazione pubblica-istituzionale e contemporanea inadeguatezza di strumenti tradizionali a fronte di uno scenario di crisi inedito. Gli effetti – ha continuato Bramanti – si traducono in un disagio psicologico derivante dalla ripetuta esposizione mediatica alle notizie sull’epidemia. Gli studi su precedenti problemi di salute pubblica (es. focolai di Ebola e H1N1) e altro (ad es. attacchi terroristici) hanno evidenziato che la copertura mediatica degli eventi ha avuto conseguenze non intenzionali per coloro con un rischio relativamente basso di esposizione diretta, portando a potenziali grave ripercussioni. La risposta allo stress può portare a comportamenti di ricerca di aiuto che possono essere sproporzionati o comunque non raccomandati in risposta alla minaccia effettiva, determinando un sovraccarico sulle strutture sanitarie e sull’uso delle risorse disponibili. Il panico determinato dalle notizie sull’epidemia di Covid-19 ha portato, ad esempio, all’acquisto esagerato di beni di consumo essenziali. Nelle emergenze si necessità di informazioni ‘mirate’. Ad oggi, le piattaforme di social media sono state importanti per la diffusione di informazioni durante lo scoppio del coronavirus 2019 (COVID-19). I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), l’OMS, numerose riviste e altre organizzazioni sanitarie pubblicano regolarmente linee guida su una serie di piattaforme. Anche i team impiegati dalle piattaforme di social media più grandi sono stati coinvolti nella risposta mentre le ricerche di informazioni sul coronavirus stanno aumentando e, a volte, dominando le conversazioni online; connettività e pronto soccorso psicologico. Gli effetti a lungo termine del distanziamento sociale e dell’isolamento influenzeranno probabilmente le popolazioni in modo diverso, rendendo necessarie strategie globali per affrontare le conseguenze. ‘Navigare’ nell’isolamento sociale sarà particolarmente difficile per le popolazioni già svantaggiate, come gli anziani, le persone con uno stato socioeconomico basso o insicurezza abitativa, i pazienti con patologie croniche o disabilità, gli individui privi di documenti. I social media dovrebbero essere usati per sensibilizzare sulle necessità di questi gruppi nelle catastrofi e per lo sviluppo di nuovi metodi affinché le comunità possano mobilitare risorse e supporto in assenza di contatto fisico. Il primo soccorso psicologico potrebbe essere fornito attraverso chatbot, che usano l’intelligenza artificiale per imparare dai milioni di interazioni che si stanno verificando in risposta alla pandemia e comprendere meglio i bisogni critici. Per quanto riguarda la comdemia si osserva come l’autorevolezza infatti è molto cambiata nel contesto delle piattaforme dei social media. Gli utenti ritengono fidate le persone all’interno delle proprie cerchie di pari per la produzione e scambio di informazioni preziose, che diventano per loro fonti autorevoli di informazioni. Poiché tali informazioni vengono ulteriormente divulgate, spesso aumenta la loro legittimità percepita. Questo metodo di condivisione e convalida delle informazioni è in contrasto con metodi più direttamente controllati da intermediari (quali ad esempio, i media tradizionali), che hanno conoscenze specifiche e responsabilità relative alla verifica e condivisione delle informazioni. I social network digitali hanno facilitato la diffusione di una diversa entità virale: la disinformazione, spesso usata come mezzo per destabilizzare la fiducia nei governi e come arma politica. Dopo i primi casi di COVID-19, un’ampia gamma di fake news si è diffusa attraverso media e social media rendendo difficile l’identificazione di fonti affidabili di informazione. Tra le fonti di disinformazione è compresa l’amministrazione Trump che si è riferita all’epidemia come a una bufala e a un attacco politico da parte dell’opposizione. Con il progredire della malattia, è in continua evoluzione anche la nostra comprensione di Covid-19. Per questo motivo ciò che si qualifica come disinformazione sarà sensibile alle nuove scoperte e intuizioni scientifiche, rendendola ancor più difficile da eliminare. A causa della natura onnipresente della disinformazione relativa a COVID-19 – ha concluso il Presidente Bramanti – tutti i membri dei grandi social network digitali (comprese le agenzie governative, le società di social media, gli operatori sanitari, i consumatori o i propagatori di informazioni) condividono la responsabilità di aiutare ad affrontare le vaste implicazioni di questa pandemia e dell’infodemia sottostante per rafforzare la resilienza della comunità”.