Tokyo 2020, medagliati olimpici e paralimpici ricevuti da Mattarella
Roma – Un abbraccio infinito, un afflato soffocante. Per bellezza, intensità e significato. Che si traduce in quella voglia di celebrare un’estate meravigliosamente unica, fatta di successi indelebili e medaglie storiche, di record sgretolati e primati conquistati. Di storia. È quell’Italia, olimpica e paralimpica, riunita nei Palazzi istituzionali che suscita ammirazione sconfinata. Avvicina, coinvolge e riunisce in nome di un senso d’appartenenza ostentato con elegante naturalezza. Prima al Quirinale, poi a Palazzo Chigi, gli applausi come corollario di un pomeriggio che ha chiuso il cerchio perfetto. I Giochi di Tokyo, 109 medaglie, una sequenza di emozioni che non spegne i decibel nel cuore, anzi li fa rivivere attraverso le parole dei più importanti rappresentanti del Paese.
Nel mondo, in Europa, ovunque. Italia come modello, l’azzurro come declinazione cromatica del successo. È stato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella cerimonia per la riconsegna del tricolore a tratteggiare i contorni di due spedizioni indimenticabili. Con parole che arrivano dritte al cuore e che ognuno sente proprie. “L’Italia che riparte si specchia in voi. Ho seguito i Giochi, anche se di giorno perché di notte come facevano tanti italiani non mi era concesso, vista l’età. Avete emozionato gli italiani. Vi sono momenti in cui lo sport assume significati più ampi. Il nostro Paese è in ripresa, si è sentito rappresentato, si è sentito coinvolto da voi”, il complimento di Mattarella. Sulla stessa onda il premier, Mario Draghi, che dopo il Quirinale ha ricevuto le due delegazioni a Palazzo Chigi. “L’Italia va veloce, e quando salta vola: voi siete la generazione che vuole cambiare il Paese, e ci riuscirete”, il complimento prima del brindisi.
Ci sono Vito Dell’Aquila, primo oro, e Marcel Jacobs, uomo-jet, più gli altri staffettisti – Patta, Desalu e Tortu – che consegnano al Capo dello Stato il testimone della staffetta. C’è il trio magico Sabatini-Caironi-Contrafatto, per il podio tutto italiano dei 100 paralimpici al femminile. C’è Bebe Vio, oro individuale e argento a squadra dopo aver rischiato una nuova amputazione ad aprile. E ci sono le “sorelle e i fratelli d’Italia – come li chiama il Presidente Malagò – che hanno vinto più di tutti, come ricorda Mattarella con memoria da vero appassionato. “Non posso non menzionare le sette medaglie di vario colore di Stefano Raimondi, le cinque di Carlotta Gigli, Giulia Terzi e Antonio Fantin, e non vorrei trascurare neanche chi ne ha avute ‘soltanto’ quattro, come Barlaam, Trimi, Palazzo…”. Ma due preferenze, il Capo dello Stato le ha confessate: “Al primo giorno delle Paralimpiadi, ho telefonato a Pancalli e gli ho fatto una richiesta che lui ha tenuto segreta: vincete una medaglia più degli olimpici”. E poi la storia di Tamberi-Barshim. “Non ho dimenticato la sua, di gara – ha detto Mattarella rivolgendosi all’oro dell’alto – la scelta è stata splendida: anziché proseguire un accanimento agonistico per prevalere di misura al ribasso avete compiuto un gesto di vero valore sportivo” (per l’oro nel salto in alto sono state “parole davvero toccanti e importanti”). Ma anche quella di Bebe Vio, che dopo aver vinto l’oro nel fioretto ha confessato di aver rischiato la morte, lo scorso aprile, a causa di una grave infezione: “E’ stata una entusiasmante vittoria sull’avversità”. Non ci sono state solo le medaglie: “Tanti vostri colleghi delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi hanno fatto delle prestazioni di grande importanza e non soltanto per i quarti posti”. Una su tutte arriva dal nuoto, “la finale di Federica Pellegrini, adesso dirigente del CIO”.
Ha manifestato tutto l’orgoglio di un mondo che da quest’estate ha avuto i riflettori puntati il presidente del comitato paralimpico italiano, Luca Pancalli: “Abbiamo vinto 69 medaglie, ed è successo qualcosa d’incredibile, abbiamo fatto breccia nel cuore degli italiani, ma non vogliamo commuovere ma smuovere”. Anche se “Tokyo testimonia su quanto c’è ancora da fare per garantire pari dignità di accesso allo sport come strumento fondamentale per riconoscere i diritti individuali dei paralimpici”. “Lo sport è stata la locomotiva emozionale del Paese”, ha ricordato la Sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Valentina Vezzali. Poi tutti da Draghi per un saluto informale. Il dono della bicicletta nera, con il tricolore italiano sui lati, da parte del quartetto d’oro dell’inseguimento a squadre autore di una splendida rimonta (Lamon, Milan, Consonni e Ganna) e quello della bandiera del Cip, con le firme di tutti gli atleti paralimpici. Un autografo collettivo che che sintetizza i contorni di un 2021 magico.